giovedì 31 gennaio 2008

Esito

Esito del mio primo esame, glottologia..... 25/30!

Non un gran risultato, per dopo dieci anni che non tocco un libro...

sabato 26 gennaio 2008

Tipologia e morfologia

Tipologia e morfologia

Nel campo della morfologia, sono stati individuati due parametri di riferimento per classificare le lingue: l'indice di sintesi e l'indice di fusione. Il primo indica la propensione di una lingua ad accorpare più morfemi all'interno di una singola parola, mentre il secondo indica la propensione di una lingua a "fondere" morfemi all'interno di una parola.

In base a questi due parametri è possibile classificare le lingue in:

Isolanti: sono lingue in cui il lessico è pressochè monomorfemico, quindi l'indice di sintesi è praticamente nullo, mentre non ha senso parlare di indice di fusione. Un'esempio di lingua isolante è il cinese. Uno degli effetti dell'avere un unico morfema per parola consiste nell'avere parole il cui significato è non lessicale bensì puramente grammaticale (es.: plurale, maschile, determinato, ecc.).

Polisintetiche: sono lingue in cui l'indice di sintesi è massimo, quindi le parole tendono ad essere molto lunghe perchè composte da molti morfemi. La parola quindi può assumere anche la funzione di frase.

Agglutinanti: sono lingue in cui l'indice di fusione è minimo e l'indice di sintesi si attesta su valori medi. In queste lingue le parole possono essere composte da catene, anche lunghe, di morfemi grammaticali in cui ognuno esprime un determinato significato funzionale. Ad esempio, in turco, abbiamo:

adam: uomo
adam-lar: uomini
adam-lar-a: agli uomini

Fusive: sono lingue in cui si ha il massimo indice di fusione. Conseguentemente l'indice di sintesi si attesta su valori bassi o molto bassi, infatti l'elevato numero di morfemi ricopre praticamente l'intera gamma di funzioni grammaticali e non si presenta quindi la necessità di concatenare i morfemi. Ad esempio, in italiano, se vogliamo ottenere la forma femminile e plurale di gatto dobbiamo ricercare il morfema grammaticale che contenga l'informazione FEMMINILE+PLURALE e quindi -e > gatte.

venerdì 25 gennaio 2008

Per l'esame di glottologia

  1. Cosa si intende per "lessico condiviso"?
  2. Quali sono gli strati che costituiscono il lessico?
  3. Cos'è una coppia minima?
  4. Che tipo di varianti può avere un fonema?
  5. Mostra un esempio di fonologizzazione.
  6. Cosa sono le lingue centum e satem?
  7. Cosa sono il Tocario A e il Tocario B?
  8. Quali esiti si hanno per le consonanti labiovelari nelle lingue centum e satem?
  9. Fai qualche esempio di
    • assimilazione
    • dissimilazione
    • inserzione, cancellazione
    • metàtesi
    • coalescenza, scissione
    • [de|ri]fonologizzazione
  10. Quali sono gli esiti delle occlusive sonore aspirate?
  11. Cos'è la legge di Grassman?
  12. Descrivi la legge di Grimm.
  13. Descrivi la legge di Verner.
  14. Quali lingue possiamo usare come riferimento per determinare la posizione dell'accento indoeuropeo?
  15. Come si può spiegare la corrispondenza di lat. em/en ~ sscr. e gr. a ~ got. un ?
  16. Quali sonanti è probabile che possedesse l'i.e. ?
  17. Quali sonanti sono rimaste nelle attuali lingue i.e. ?
  18. Come si può spiegare la corrispondenza lat. a breve ~ gr. i breve ?
  19. In quale periodo esordì la grammatica comparata? E per mezzo di chi?
  20. Chi introdusse la teoria genealogica nel campo della linguistica?
  21. Chi introdusse la teoria delle onde? In cosa consisteva?
  22. Cosa sostenevano i neogrammatici?
  23. Chi articolò le norme areali? Cosa prevedevano?
  24. Sai dare un'esempio di variabilità diastratica?
  25. Chi possiamo considerare il fondatore della sociolinguistica?
  26. Sai illustrare uno dei suoi risultati?
  27. In cosa consistono, in materia di ricostruzione, il metodo lessicale e il metodo testuale?
  28. Cos'è un tipo linguistico?
  29. Quali caratteristiche deve presentare un valido campione di lingue ai fini di uno studio tipologico?
  30. Quali sono le distorsioni che possono invalidarne i risultati?
  31. Sai elencare qualche parametro che è stato oggetto di studi tipologici in ambito sintattico?
  32. Cos'è l'ordine naturale e l'ordine marcato?
  33. Sai descrivere i tipi OV e VO?
  34. Qual è la più nota classificazione tipologica su base morfologica?
  35. Cosa sono gli indici di sintesi e di fusione?
  36. Il nome latino humus non concorda con alcuna delle parole di altre lingue i.e. del medesimo significato, come mai?
  37. Come possiamo conoscere il latino parlato nelle antiche colonie romane?
  38. Quali sono le opinioni di realisti e funzionalisti in merito alla ricostruzione linguistica?
  39. Sai dare un esempio di ricostruzione di una forma linguistica (invece che di un singolo lessema) ?
  40. Quali sono i rami attestati delle lingue i.e.?
  41. Quanti accenti aveva la parola i.e.?
  42. Cos'è l'apofonia?

Geografia linguistica

Geografia linguistica

E' lo studio del mutamento linguistico nello spazio, trae i propri presupposti teorici dalla teoria delle onde di Schmidt. Egli notò che i tratti comuni a due lingue sono tanto più numerosi quanto più le lingue sono vicine. Da ciò l'idea del mutamento che si propaga come un'onda, a cerchi concentrici che si affievoliscono man mano che si allargano.

In realtà si è poi dimostrato che la propagazione di un'isoglossa è un fenomeno ben più complesso da quello immaginato e descritto da Schmidt, come si può vedere dal caso del ventaglio renano che delimita il confine tra alto e basso tedesco, il quale ha dei confini molto frastagliati.

I confini delle isoglosse non sono comunque casuali, in determinati casi si sovrappongono ai confini naturali, o politici (come i casi di feudi in cui si è mantenuta la lingua o il dialetto anche in seguito a cambi di feudatari o nazione).

Bartoli definì le quattro norme areali secondo cui, in presenza di diverse forme linguistiche, la più antica sarebbe quella presente:
  1. nell'area geografica più isolata (es.: k in sardegna al posto di c);
  2. nelle aree laterali (es.: circus > Rumeno, Spagnolo, circulus > Italiano);
  3. nell'area maggiore (se questa non è troppo esposta);
  4. nell'area seriore (luoghi colonizzati).

Mutamento semantico-lessicale:

Mutamento semantico-lessicale:

Secondo Ullmann un nuovo significato ha un significante oppure un nuovo significate ha un significato.

Meillet individua 3 tipi di cause:

  • causa linguistica: mutamenti derivati da condizioni sintagmatiche (fr. pas/personne);

  • causa storica: quando per motivi storici un significante perde il suo significato orginale e viene sostituito da un altro (galera, umore, ec...);

  • causa sociale: come la causa storica ma caratterizzato da mutamenti della socità (ad-ripare > arrivare).

Quella di Meillet è comunque una classificazione incompleta, ed è stata estesa da Ullmann, il quale aggiunge queste cause:

  • causa psicologica: derivanti da fattori emotivi e tabù (accidenti, “Signore”, bear, parbleu, ecc...);

  • influenza straniera: prestiti e calchi;

  • creazione di parole nuove: per denotare nuovi oggetti o nozioni (laser, regista, ecc...).


Ullmann distingue la natura dei mutamenti semantici in due tipi:

  • somiglianza fra i sensi: dà luogo alla metafora (gamba del tavolo, cane del fucile, voce calda, ecc...);

  • contiguità dei sensi: dà luogo alla metonimia (passaggio romanzo di coxa a indicare la coscia anziché l'anca, come in origine, le guardie inglesi chiamate giubbe rosse, l'uso di denominare un prodotto dal luogo di produzione: gorgonzola, chianti);

  • somiglianza fra i nomi: dà luogo all'etimologia popolare o paretimologia (veletta > vedetta);

  • contiguità fra i nomi: dà luogo all'ellissi (quotidiano <>

Le conseguenze del mutamento semantico vengono suddivise in due tipi e a loro volta, entrambi, in altri due sottotipi:

  • mutamenti dell'area semantica:

    • estensione del significato;

    • restrizione del significato;

  • mutamenti nella valutazione:

    • in senso migliorativo;

    • in senso peggiorativo.

Mutamento morfologico

Mutamento morfologico:

  • analogia : es.: il mutamento della desinenza della 1a pers. sing. imperfetto -a in -o;

  • grammaticalizzazione: avviene quando una parola autonoma perde il suo significato proprio e si trasforma in un significante di relazioni grammaticali, es.: habeo dictum -> habeo perde il significato di possesione e diventa un semplice paradigma temporale.

Mutamento fonetico

Mutamento linguistico

Mutamento fonetico: è un mutamento di abitudine nell'esecuzione dei movimenti articolatori. Si distinguono mutamenti indipendenti (i.e. e, o > a) da e dipendenti (eccezione alla legge di Grimm, legge di Verner, ecc.).

Assimilazione: due articolazioni che tendono ad acquisire tratti comuni.
  • Progressiva: nd>nn, nt>nd (acquisizione della sonorità), nei dialetti meridionali dell'Italia;
  • Regressiva: gr. opma >omma, lat. sedla>sella;
  • Nel punto di articolazione: kentu>centu, kuoteros>sscr. kataras, kuid>sscr. cit (legge di Collitz e Sausurre);
  • Dilazione (assimilazione a distanza): es.: métafonesi o Umlaut (niro
Differenziazione e dissimilazione: processo inverso all'assimilazione, es: alborInterversione: spostamento, scambio (métatesi) es.: lat. spyche <>

Mutamementi fonetici dal punto di vista funzionale: fonologizzazione, defonologizzazione, rifonologizzazione.

Principalmente:
fonologizzazione: legge delle palatali in sanscrito (delabializzazione di Kw che ha dato la la velare e la palatale, che erano degli allofoni. In seguito, con il passaggio da e,o>a il sscr. Si trova ad avere sia čarati che karati, con significati diversi, č e k non sono più allofoni)

defonologizzazione: quantità vocalica nel tardo latino: pālus/pălus

rifonologizzazione: es.: trasformazione dell'opposizione di qualità (vocale ant./post.) in opposizione di quantità (vocale breve/lunga) nel francese, oppure la rotazione consonantica germanica;

in più:
perdita completa di fonema: es. p nelle celtiche;
fusione completa di fonemi: fonemi i breve ed e lunga > i nell'area romanza;
perdita parziale di fonema: fonema che scompare solo in determinati casi;
fusione parziale di fonemi: fonemi che si fondono solo in determinati casi;
coalescenza: /AB/ > /C/ due fonemi ne danno un terzo es.: fiło/filiu(s);
scissione: /A/ > /BC/ es.: pede>piede;