Mutamento fonetico: è un mutamento di abitudine nell'esecuzione dei movimenti articolatori. Si distinguono mutamenti indipendenti (i.e. e, o > a) da e dipendenti (eccezione alla legge di Grimm, legge di Verner, ecc.).
Assimilazione: due articolazioni che tendono ad acquisire tratti comuni.
- Progressiva: nd>nn, nt>nd (acquisizione della sonorità), nei dialetti meridionali dell'Italia;
- Regressiva: gr. opma >omma, lat. sedla>sella;
- Nel punto di articolazione: kentu>centu, kuoteros>sscr. kataras, kuid>sscr. cit (legge di Collitz e Sausurre);
- Dilazione (assimilazione a distanza): es.: métafonesi o Umlaut (niro
Mutamementi fonetici dal punto di vista funzionale: fonologizzazione, defonologizzazione, rifonologizzazione.
Principalmente:
fonologizzazione: legge delle palatali in sanscrito (delabializzazione di Kw che ha dato la la velare e la palatale, che erano degli allofoni. In seguito, con il passaggio da e,o>a il sscr. Si trova ad avere sia čarati che karati, con significati diversi, č e k non sono più allofoni)
defonologizzazione: quantità vocalica nel tardo latino: pālus/pălus
rifonologizzazione: es.: trasformazione dell'opposizione di qualità (vocale ant./post.) in opposizione di quantità (vocale breve/lunga) nel francese, oppure la rotazione consonantica germanica;
in più:
perdita completa di fonema: es. p nelle celtiche;
fusione completa di fonemi: fonemi i breve ed e lunga > i nell'area romanza;
perdita parziale di fonema: fonema che scompare solo in determinati casi;
fusione parziale di fonemi: fonemi che si fondono solo in determinati casi;
coalescenza: /AB/ > /C/ due fonemi ne danno un terzo es.: fiło/filiu(s);
scissione: /A/ > /BC/ es.: pede>piede;
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